I colori della Sicilia

L'antico FRETUM SICULUM


Lo Stretto di Messina, l'antico Fretum Siculum, è largo Km.3 circa, a Nord fra Capo Peloro e Torre Cavallo, e Km. 16 circa, a Sud fra Capo d'Alì e la Punta Pèllaro in Calabria. La navigazione dello Stretto ebbe nell'antichità fama paurosa: realmente presenta notevoli difficoltà, specialmente per le correnti rapide ed irregolari. Anche i venti vi spirano violenti e talora in conflitto tra loro. La corrente principale, prodotta dal flusso va da Sud a Nord col nome di rema montante, e quella prodotta dal flusso in direzione inversa, si chiama rema scendente. Esse raggiungono una velocità massima in certi casi di 9 Km. all'ora. Le correnti sono in relazione con la posizione del Sole, con le fasi della Luna e coi venti. Si alternano normalmente di 6 in 6 ore, ma molte cause ne possono alterare l'andamento. In generale la corrente raggiunge il proprio massimo dopo 4 ore dall'aver principiato, e diminuisce fino ad una mezz'ora prima che si stabilisca la corrente opposta; segue in questa mezz'ora il periodo chiamato dai locali corrente di bilancio. Ogni corrente ha i propri bastardi, cioè controcorrenti, che si formano ai suoi lati circa 1 ora dopo la sua formazione: Essi aumentano di forza insieme alle correnti principali e diminuiscono con esse. Possono avere una larghezza fino di 1000 metri. I bastardi si sviluppano in località note, cosicché si può valersene da barche e velieri per la navigazione. Nei punti d'incontro di correnti opposte, oppure dove una corrente trova notevoli differenze di fondo, si formano vortici detti garofali o refoli, dei quali i principali sono: quello chiamato Cariddi dagli antichi, che si forma con il montante davanti alla spiaggia del Faro e l'altro dovuto alla stessa montante, lo Scilla degli antichi, che si forma sulla costa calabrese da Alta Fiumara a Punto Pizzo. Questi due vortici famosi derivano dall'urto delle acque contro Punta Peloro e Punta Torre Cavallo. Cariddi è accompagnato talvolta da un rimescolarsi delle acque così violente da mettere in pericolo le piccole imbarcazioni. Notevole è anche il vortice che con la scendente si forma davanti al Faro di Messina e coi venti sciroccali, in giorni di Luna piena o nuova, causa un mare agitato fra la Grotta e le acque di S. Ranieri. Altri garofali sono a S. Agata, Punta Grotte, Salvatore dei Greci, Punta Pezzo e Catona. Di frequente, nella traversata coi ferry-boats, i vortici si scorgono marcatissimi. Le acque dello Stretto di Messina, con la montante si abbassano di circa 15 o 20 cm.; con la scendente si alzano di altrettanto. talora, sommandosi i due dislivelli, si tocca il massimo di m. 0,50. Le massime depressioni si hanno in agosto: le massime elevazioni in novembre, dicembre ed in parte a febbraio. Nei giorni di massima forza delle correnti la montante è sempre più violenta della scendente e riesce a strappare dal fondo erbe ed alghe. Essa produce anche un fenomeno per cui Messina ha rinomanza presso gli zoologi di tutto il mondo che fanno capo al locale Istituto di Biologia Marina. La montante, quando è rafforzata da speciali condizioni meteoriche, rigetta sulla spiaggia di Gazzirri e del Faro ed anche di S. Ranieri, pesci abissali dagli occhi strofizzati e molto sviluppati, e di forme assai diverse dai pesci consueti.

Stretto di Messina - Flussi di maree e correnti (immagine del 21/9/01)

Fata Morgana
Questa forma speciale di miraggio, visibile quasi solo dalla costa di Reggio Calabria, assai di rado, per breve tempo e di solito con giornate calde ed aria e mare calmi, sembra ravvicinare la sponda sicula, sulla quale gli edifici ed in generale gli oggetti si prospettano in mare o nell'aria con immagini stranamente allungate, deformate, che si rinnovano continuamente, simulando città fantastiche ed anche schiere d'uomini in movimento. Una spiegazione sicura del fenomeno non si conosce, sebbene il fenomeno sia uguale in un certo senso a quello dei deserti.
Il fenomeno della Fata Morgana visto da Reggio Calabria in una stampa del '700
Miraggio Fata Morgana (da una stampa del 1700 circa)

Il pesce spada nello Stretto di Messina
Questi pesci dalla carne pregiata risalgono alla superficie dalle grandi profondità dell'Atlantico e del Mediterraneo durante il periodo della riproduzione (aprile, maggio, giugno) per poi muovere verso Sud lungo le coste calabresi. Si ritiene che tornino indietro a fine giugno risalendo lungo le coste siciliane. E' in questo periodo che i pescatori di Messina li catturano. un tempo ciò avveniva con speciali barche a quattro remi, che avevano al centro un robusto albero, per la vedetta. Il fiocinatore usava una specie di asta appuntita lunga circa metri 2,5 chiamata delfiniera mentre il "Rais" dava gli ordini dalla coffa. i pesci possono pesare fino a 500 chili, (ma il loro peso medio è di 70 chili). Per questa particolare pesca è ancora in uso un caratteristico tipo di barca a motore con un albero in traliccio di acciaio sormontato da una piattaforma di avvistamento: mentre, a prua, una lunga piattaforma consente al fiocinatore di arpionare la preda. Queste straordinarie imbarcazioni stanno scomparendo in quanto giudicate poco economiche.

Antica pesca al pesce spada nello Stretto di Messina


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Grifasi - Almanacco Siciliano - (immagine riservata)
A. G. 11/09/98
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